IL BATTE
Ai tempi “Il Batte”, cioè la mietitura e la trebbiatura, erano un lavoro molto faticoso, ma i vecchi lo ricordano con nostalgia e tenerezza. Il momento della pausa per il pranzo era una festa per tutti, anche per i vicini che prestavano il loro aiuto a buon rendere. Fin dalla mattina presto le donne anziane preparavano il sugo: in un grande “callaro” si soffriggeva carota, sedano e cipolla insieme ad un battuto di grasso e magro. Si univano le rigaglie e i pezzi di pollo, di papera o di oca, un po’ per volta a seconda dei tempi di cottura, si aggiustavano di sale e pepe, si copriva di acqua e si aggiungevano 4 cucchiai densi di conserva. Il sugo del batte bolliva per più di due ore. Il profumo si spandeva per la casa e per l’aia. A volte si metteva la maggiorana, altre volte l’alloro, in base alle ricette segrete di ciascuna famiglia mezzadra. Tutte le carni venivano poi tagliate a piccoli pezzi con il coltello. Per farli insaporire bene, i maccheroni venivano mescolati a lungo, a volte cotti direttamente nel sugo e ingolositi da pecorino grattugiato. Poi si portavano nei campi dentro i “reali” che erano dei contenitori usati per questa occasione. Questa ricetta supercalorica era un vero concentrato di energia, che aiutava i contadini a portare a termine il faticoso lavoro. Po la sera ci si riuniva tutti sull’aia e si mangiavano gli avanzi del pranzo “del Batte”, si beveva vino vecchio in attesa della vendemmia imminente, e se era l’ultima sera di lavoro la fisarmonica suonava fino a tardi e i contadini festeggiavano il raccolto e la prosperità. I tempi sono cambiati, oggi la mietitrebbia con tutti i comfort vola via come il vento, perché un’altra mietitura l’aspetta.
Ma il ricordo va tramandato e dal Mago vogliamo festeggiare con un succulento pranzo “del Batte” per augurare a tutti ottimo raccolto e prosperità!!